Che cos’è la sostenibilità? La sostenibilità è il processo di cambiamento nel quale lo sfruttamento delle risorse, il piano degli investimenti, l’orientamento dello sviluppo tecnologico e le modifiche istituzionali sono tutti in sintonia e valorizzano il potenziale attuale e futuro, al fine di far fronte ai bisogni e alle aspirazioni dell’uomo. Questo significa soddisfare i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle future generazioni di soddisfare i propri.
Innanzitutto, possiamo dire che non c’è alternativa: abbracciare un approccio sostenibile oggi è necessario. Infatti, sono moltissimi gli studi nei quali si sottolinea che la sostenibilità si appresta a diventare in assoluto il principale fattore critico di successo e driver di sviluppo per le aziende nei prossimi anni.
Storicamente, il concetto di sviluppo sostenibile, principio guida della sostenibilità, nasce tra gli anni ‘70 e ‘80, periodo in cui le principali multinazionali industriali iniziano a comprendere l’importanza di adottare un modello di produzione e consumo compatibile con l’ambiente, in particolare riguardo allo sfruttamento delle risorse naturali. Precedentemente l’intera società occidentale si fondava esclusivamente sul modello di sviluppo tradizionale che prevedeva l’aspetto economico come unico driver di crescita. Dopo circa cinquant’anni, la situazione è molto cambiata: il concetto di sostenibilità è al centro di discussioni a livello nazionale e internazionale, ed è cresciuto sempre di più l’interesse verso lo sviluppo sostenibile sia da parte dei consumatori, sia da parte delle imprese e gli studiosi di management hanno abbracciato questa nozione, riconoscendo la necessità di un cambiamento radicale delle odierne pratiche di business, ormai ritenute insostenibili.
Il contesto in cui le imprese si trovano a competere ha subito continui mutamenti, sottoponendo le stesse a pressioni rilevanti e costringendole a gestire una complessità e dinamicità sempre crescente; parallelamente, si è sviluppata sempre più questa tendenza di creare valore aziendale in maniera sostenibile, rispettando l’uso delle risorse naturali e non trascurando alcun tipo di aspetto sociale che le attività aziendali vanno a interfacciare. La crescente attenzione dei consumatori verso le tematiche ambientali e sociali spinge le imprese ad orientarsi verso una gestione che sia socialmente responsabile e ad integrare nella propria strategia obiettivi, per l’appunto, ambientali e sociali.
Nel 2015, oltre di 150 leader internazionali si sono incontrati alle Nazioni Unite ed hanno elaborato alcuni obiettivi, noti come “Sustainable Development Goals” (SDGs), la cui finalità è quella di proteggere l’ambiente, promuovere il benessere umano e lo sviluppo globale. Gli SDGs sono diciassette e sono stati approvati quali Agenda ONU 2030.
Le dimensioni sono tre: ambientale, economica (o di governance) e sociale. Nello specifico, la sostenibilità ambientale indica la capacità di preservare nel tempo le fondamentali funzioni dell’ambiente, vista come fonte di utilità (assorbire lo smaltimento di rifiuti biodegradabili, fornire risorse rinnovabili ecc…); la sostenibilità economica rappresenta la capacità di un sistema economico di generare una crescita che valorizzi nel tempo le proprie performance, in altri termini, la possibilità di generare redditività di lungo termine; la sostenibilità sociale, invece, è la capacità di generare le condizioni di benessere umano (istruzione, sicurezza, salute, diritti umani) ugualmente distribuite per classi e per genere.
Dunque, la responsabilità è globale. E non esclude nessuno. Imprese, finanza, consumatori e governi. Ma non si tratta solo di rispettare norme ed obblighi, si tratta soprattutto di immedesimarsi in una realtà imprenditoriale che permetta di evitare il cosiddetto “punto di non ritorno” e perseguire obiettivi duraturi in ambito ESG.
dr. Giovanni Ciuchi
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